Una vera furia. Massimo Zucchi non ha assolutamente digerito la scelta del Valentano di allontanarlo dalla panchina. Ha accettato da professionista la decisione ma non i modi e le giustificazioni con le quali ha società ha voluto operare il cambio dopo le quattro sconfitte nelle ultime cinque gare. L’ormai ex tecnico del Valentano non è confortato dai numeri i quali per lui a volte non sono tutto: “I numeri bisogna saperli leggere. Vero che noi abbiamo fatto otto punti ma anche vero che abbiamo fatto grandissime prestazioni. Domenica abbiamo fatto 70 minuti alla grande, preso due pali, due gol e due occasioni mancate. Poi in venti minuti due rigori inesistenti e due espulsioni: di cosa vogliamo parlare?”.
Mister Zucchi individua in capro espiatorio a tutta questa situazione: “La società è stata manipolata dal mio successore, colui che mi ha pugnalato alle spalle. I punti sono quelli che sono, è vero, ma la società in estate mi ha detto che non dovevamo vincere il campionato. La quinta sta a quattro punti e manca un campionato intero con la possibilità di trovare alcuni giocatori che avrebbero accresciuto la squadra dal punto di vista qualitativo. Purtroppo lì non sanno nemmeno quello che dicono. Non possono confermare un allenatore il giovedì e poi fare l’opposto due giorni dopo. Una società che ha all’interno una persona che allena tre squadre è evidente che è nettamente influenzata. Io ne esco vincitore ed a Viterbo tutti lo sanno”.
Al Zucchi che lodava nelle scorse settimane Valentano ecco un Zucchi che conferma quel pensiero ma con una eccezione ben precisa: “Non rinnego che a Valentano sia stato benissimo. Parlavo di un ambiente ottimo, strutture adeguate per fare calcio; c’era tanta voglia di fare. Però purtroppo quando vieni pugnalato alle spalle ti accorgi di tutto quello che non hai visto. Ora lui diventerà il salvatore della patria e potrà godere del mio lavoro in quattro mesi. Mi dispiace perché lo ritenevo un amico. Un tradimento vero da chi non me lo aspettavo. Purtroppo sono una brava persona ma non un coglione. Loro hanno perso la faccia. E queste sono le stesse cose che ho detto ieri ai ragazzi negli spogliatoi quando li ho salutati”.