Il calcio dilettantistico laziale non vuole finire nel dimenticatoio. Finito in una coltre di silenzio con una Federazione che si nasconde dietro i DPCM governativi, gli addetti ai lavori vogliono trovare il sistema per non buttare in malora tre mesi di lavoro, organizzazione e sacrifici.
Dopo le esternazioni di alcuni presidenti, il disappunto compatto di alcune società romane, le lettere arrivate al Comitato regionale da molti gironi di Prima e Seconda Categoria, ecco scendere in campo la categorie degli allenatori.
I tecnici dei tre gironi di Eccellenza e dei cinque di Promozione stanno creando una sorta di movimento per chiedere in maniera compatta a Zarelli un incontro tra tutte le componenti calcistiche per cercare di programmare la ripresa di una stagione ed una revisione dei protocolli che non permetta di rinviare una partita ad ogni caso di positività che si verifica nel gruppo squadra.
Ad annunciare l’imminente uscita di una ‘richiesta ufficiale’ sono stati David Centioni, Paolo Caputo e Davide Mancone, rispettivamente allenatori di Corneto Tarquinia, Civitavecchia e Città di Anagni, ospiti ieri pomeriggio di ‘Sportinoro’ la trasmissione di Rete Oro condotta da Raffaele Minichino.
A spiegare l’iniziativa è lo stesso David Centioni: “Con alcuni allenatori, vedi Di Loreto, Solimina, Caputo ci siamo sentiti ed abbiamo deciso di dare la nostra voce a questa situazione. Questo sport muove tanti interessi, dagli stessi presidenti ai calciatori, allenatori, direttori passando ai custodi dei campi, ai bar dei centri sportivi o agli stessi giornalisti. Tutti ne stiamo pagando le conseguenze. Sono state raccolte già una quarantina di adesioni tra gli allenatori di Eccellenza e Promozione. Nessuno può negare l’esistenza del Covid ma nessuno può andare avanti senza gestire questa situazione come sta avvenendo ora qui nel Lazio. Si può gestire ma sicuramente non con quei protocolli che abbiamo avuto finora con una facilità di far saltare le partite troppo leggera senza la richiesta di una documentazione certificata”.
Centioni rincara la dose: “Oggi abbiamo un dato certo ovvero che il Dpcm finisce il 5 dicembre. Alle istanze dei vari presidenti che chiedevano lumi sulla situazione non è stata data risposta. Non si può stare in silenzio e non permettere alle società di avere una programmazione. Il calcio prevede una preparazione atletica, non è un’attività commerciale che può riaprire dall’oggi al domani. Se tutte le componenti, federazione, società di tesserati, si mettessero tutti intorno ad un tavolo ognuno rinuncerebbe a qualcosa per permettere di trovare una soluzione magari con i tamponi rapidi. L’obiettivo è quello dunque di dare un tavolo di confronto immediato per dare modo ai nostri presidenti di capire come organizzarsi”.
Non va dolce nemmeno il tecnico del Civitavecchia Paolo Caputo chiamato all’intervento via Skype: “Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni sportive che non ci stanno dicendo come possiamo andare avanti. Ci venga fatta notare la loro presenza ma qui silenzio assoluto. Nessuno di noi sa come comportarsi, quasi tutti noi siamo stati costretti a dire ai nostri calciatori di stare a casa”.
Infine arriva la provocazione del tecnico del Città di Anagni Davide Mancone: “Ma se al posto delle 800€ ad ogni collaboratore ci avessero garantito un tampone a settimana per questi tre mesi non sarebbe stato meglio?”.
Una soluzione che probabilmente sarebbe stata ancor più logica ma che non è arrivata ai vertici di Governo.