I Dilettanti attendono il nuovo decreto ma dalle indicazioni date dal Ministero dello Sport Vincenzo Spadafora bisognerà ancora aspettare per la ripresa degli allenamenti collettivi.
Le società di Eccellenza e Promozione vorrebbero un segnale dall’alto per cercare di programmare una stagione che al momento non sappiamo come sarà portata a termine.
Abbiamo ascoltato il tecnico del Civitavecchia Paolo Caputo. I nerazzurri, con appena due partite giocate, sono quelli che dovranno recuperare le maggiori partite.
Mister, campionato fermo da oltre un mese. Come state vivendo questa pausa a Civitavecchia?
“Penso che la stiamo vivendo come il 90 per cento delle società. Siamo praticamente fermi. Abbiamo dato dei programmini individuali, leggeri come dice il Ministro della Salute solo per tenerci in moto. La viviamo con ansia in attesa di qualche cosa di concreto. Nelle altre regioni tramite delle videoconferenze i comitati hanno messo a disposizioni delle società delle varie opzioni di ripresa”.
Mese di stop previsto anche per dicembre. Quale sarà il futuro della stagione 2020-2021?
“Dovessi decidere io già saprei quello che andrebbe fatto ma purtroppo non andrà in questa maniera.
Bisognerebbe sentire gli addetti ai lavori, gente qualificata che ha ricevuto un patentino studiando. Se loro ci danno delle date riusciremmo a programmare i vari tipi di lavoro. Ora sarebbe solo il caso di stare insieme ma sappiamo bene che questa cosa non è possibile. Il calcio è uno sport di squadra che ha bisogno di allenamenti mirati, collettivi. Questi ragazzi a marzo si sono fermati tre-quattro mesi. Poi hanno ripreso ad agosto ed ora si sono rifermati. E’ come andare a prendere in garage una macchina che sta ferma da vent’anni e mandarla subito a duecento all’ora. La macchina si romperà sicuramente. Credo che sin dai primi calci nessuno sia stato fermo per così tanto tempo. I giocatori inoltre hanno subito, oltre al trauma fisico anche quello mentale che gli allenatori dovranno gestire. Molti di loro senza precauzioni hanno numerose perplessità. Hanno a casa figli o genitori anziani e non se la sentono di mettere a rischio lavoro e famiglia senza una sicurezza”.
Comitato Regionale Lazio, a detta di Zarelli, ha previsto piani A, B e C ma ha escluso la possibilità di un girone di sola andata. Per Caputo?
“Andrebbero riviste alcune cose. In un campionato anomalo come questo non si possono lasciare sei retrocessioni. Se a marzo con i due terzi già giocati hanno fatto retrocedere solo una squadra come si fa ora a farne retrocedere sei? Non ci si metta l’ansia di dover arrivare settimi per evitare di retrocedere in una stagione complicata come questa. Inoltre siamo dilettanti e quando ci saranno i recuperi non si potranno giocare alle 14.30. La gente, in questo momento d’incertezza, deve portare il pane a casa e non può prendersi il giorno di ferie per partire la mattina ed andare a giocare una partita di pallone. Dicono che stanno studiando ma quanto ci vuole? Credo che adesso ci sia il bisogno di un coinvolgimento tecnico da parte di tutti. Le stanze dei bottoni, seppur in questo momento chiuse, dovrebbero aprirsi e parlare con noi delle possibili soluzioni. Quello che ho notato è che nell’ultimo periodo c’è un atteggiamento di chiusura a riccio da parte di molti presidenti. Se non si parla e non ci si confronta non si arriverà mai a dama”.
Il tuo ex presidente Luigi Lardone ai tempi dell’Ostiamare ha deciso di candidarsi alla presidente del Crlazio. Cosa ne pensa Caputo?
“Ho lavorato con lui per tre anni. Conosco quanto possa essere leale, onesta ma soprattutto capace e preparata una persona come Luigi Lardone il quale anche tecnologicamente ci avrebbe consentito di ricevere molte risposte in questo momento di difficoltà. A volte i cambiamenti mettono pausa ma se non lo facciamo adesso in una fase del genere non lo faremo più. Ci vuole un qualcosa di nuovo, di fresco e di diverso ma soprattutto di un qualcuno che ha delle idee e le metta a disposizioni delle società, dei calciatori, dei bambini e dei loro genitori. Il calcio cambia, non bisogna aver paura del cambiamento. Tale può portare solo che vantaggi con la candidatura di una persona come Lardone”.