In attesa di apprendere, presumibilmente dopo Pasqua, le decisioni della Lnd sull’eventuale ripartenza o chiusura dei campionati dilettantistici ci si comincia ad interrogare sotto vari aspetti su come sarà il calcio dopo il Coronavirus.
Cambieranno i protocolli sanitari dal punto di vista lavorativo ma alcuni obblighi e limitazioni investiranno per forza di cose anche tutta l’attività sportiva di gruppo che si svolge all’interno delle associazioni.
La Figc in questi giorni sta mettendo a punto insieme al Ministero della Salute un protocollo per la ripartenza dei campionati professionistici e chiudere la stagione: si parla di tamponi a pagamento ogni tre giorni, allenamenti iniziali a piccoli gruppi, ritiri e così via.
Niente di tutto questo al momento interessa il mondo dei dilettanti, per motivi di opportunità e possibilità, ma sicuramente post Covid 19 le società dovranno adeguarsi a rispettare nuove normative di sicurezza sanitaria.
Cerchiamo allora di immaginarci gli eventuali nuovi scenari.
In primis ci sarà la sanificazione degli ambienti chiusi come spogliatoi, palestre, magazzini ed uffici di qualsiasi impianto sportivo. Servirà probabilmente una certificazione da inviare ad intervallo temporale a Federazione ed Asl.
Pensiamo anche a limitazioni all’interno degli spogliatoi (non sarà più possibile durante gli allenamenti assembrare una intera squadra di calcio all’interno di una stessa stanza) se non addirittura sarà richiesto un divisorio tra una doccia e l’altra. Sarà obbligatorio il lavaggio delle divise da gioco e/o allenamento con alcool con più di 96° come hanno già chiesto in Spagna e non potranno accedere alle piccole palestre delle società non più di due-tre giocatori alla volta con l’obbligo di sanificazione degli attrezzi al termine dell’uso individuale.
Tanti paletti che fanno paura e che potrebbero addirittura costringere piccole società sportive, obbligate a fare lavori di ristrutturazione in compartecipazione coi comuni, a desistere ed abbandonare. A maggior ragione se altri protocolli sanitari impediranno quest’estate la realizzazione di sagre e feste popolari che sono la maggiore fonte di sostentamento di piccole realtà del nostro amato calcio dilettantistico.
Insomma la paura maggiore è che passata questa lunga e brutta bufera il mondo cambierà il suo modo di vivere e con esso anche lo sport.