Sul 2020 del Canale Monterano ci si potrebbe scrivere un libro. Sugli ultimi quattro mesi poi interi capitoli. Prima la decisione, discussa da molti di rinunciare al ripescaggio in Eccellenza, poi l’esplodere quasi di un cluster di positività che ha bloccato le prime giornate di campionato fino a che il contagio purtroppo, non per colpa del Canale, ha messo piede su tutto il calcio dilettantistico.
Il presidente dei gialloblu Angelo Vico è stato in queste settimane il portavoce del malesse che serpeggiava in tutte le società. Questa intervista, che parla anche dell’incontro col presidente del Crlazio Melchiorre Zarelli, ci fa capire come il calcio laziale viva probabilmente il momento più basso della sua storia.
Presidente Vico, possiamo definire il 2020 l’abbiamo più brutto della storia del calcio canalese?
“Ho timore che forse nemmeno se andiamo a scovare gli annali del dopoguerra troviamo un periodo più nero di questo per la nostra società. Mi è rimasta dentro una grande confusione accompagnata da uno scoramento totale. Qui si va poi a conferire con questioni familiari e personale. Non ci dimentichiamo che questi sono dilettanti. Quando vai inoltre a minare degli equilibri legati a rapporti di lavoro allora devi alzare bandiera bianca. Ho visto ragazzi quasi in lacrime che l’hanno fatto. E poi pensi a cosa fare.
E’ stato un 2020 stregato da principio quando la scorsa stagione eravamo lanciatissimi ed a mio avviso ci saremmo potuti giocare la vittoria del campionato. Quest’anno ci eravamo rimessi in atto con una serie infinita di difficoltà, dalle prime tre gare si era già visto che il gruppo era molto affiatato con qualche certezza tecnica in più. Poi ci è caduto addosso questo tsunami”.
Come sta la squadra. Sappiamo che purtroppo ci sono state molte positività.
“Stiamo ancora combattendo con la negativizzazione di due positivi del primo ciclo. La squadra sta bene ma purtroppo dovremo denunciare l’abbandono che per i motivi detti prima sono costretti a lasciare. Abbiamo avuto grandi momenti di scoramento, devo applaudire il nostro direttore sportivo Giulio D’Aiuto che ha tenuta viva la fiammella della passione tra i ragazzi”.
La squadra riprenderà gli allenamenti?
“Stiamo vedendo insieme al mister Oroni, in base alle disposizioni dettate dall’ultimo DPCM, di studiare una ripresa dell’attività agonistica con una programmazione molto ampia. Oggi, vista la curva dei contagi, non ci sono le condizioni per riprendere la competizione e non credo che sarà possibile riprendere il 29 novembre”.
Giusto questo stop di un mese? Tanti presidenti l’hanno chiamata?
“Più che giusto lo vedo necessario perché dà tempo a Lega e società di capire la situazione del calcio dilettantistico in relazione al momento. La preoccupazione mia e degli altri presidenti è quella di andare avanti con chi e con quale stato d’animo? Bisognerà creare una sorta di sistema che possa tutelare la salute dei nostri ragazzi. Ci siamo resi conto che adottare questo protocollo purtroppo non basta. Abbiamo studiato una bozza d’intesa che collega molte società se non tutte da proporre alla Federazione. La soluzione deve essere condivisa”.
Quali sono i punti cardine di questa bozza d’intesa?
“Avevamo dato incarico a persone qualificate per redigere questa bozza. Il principale tema è quello delle difficoltà nel calendario da seguire. Abbiamo ipotizzato un fermo almeno fino al 31 dicembre. Da gennaio in poi andrebbe ridisegnare un calendario che si prolungasse a tutto maggio o un girone di sola andata seguito da play off e play out. Inoltre sollevare noi presidente da una responsabilità giuridico-legale che sfociava sul penale. Siamo tutti malati di calcio ma non possiamo andare incontro ad eventuali condanne per non aver ottemperato e non si sa poi che cosa. L’esempio è quello nostro ma una vita a 360 gradi che fa un calciatore con la portata di questo virus non si può arginare”.
Poco prima del DPCM del 24 ottobre che sospendeva il campionato sappiamo che ha avuto modo di essere ricevuto dal presidente Zarelli. Ci racconta un po’ quello che è successo?
“Ho visto uno Zarelli molto sulla difensiva, ribalzando ogni mia riflessione o eventuale richiesta. Ho notato una estrema protezione del palazzo con tutti i suoi dipendenti a fronte di una situazione drammatica per il calcio ed i suoi protagonisti i quali vivono situazioni sanitarie, familiari e lavorati più gravi di una cassa integrazione dei dipendenti del Crlazio la quale dunque non deve essere un giustificativo. Comitati di altre regioni, vedi Lombardia e Marche per esempio, hanno già fatto un posticipo delle attività fino a gennaio”.
Uffici chiusi sin da lunedì ma chieste le successive rate d’iscrizione….
“Chiudere le porte degli uffici del Comitato subito dopo l’uscita del DPCM non è stata una bella mossa. Loro devono restituire entro la fine del mese il cosiddetto bonus che erano indicate nell’iscrizione di questa stagione. Oggi 30 di ottobre nell’area riservata della società non ho visto nessun accredito. Eppure nessuno ha chiesto indietro una parte dell’iscrizione della passata stagione visto che oltre un terzo del campionato non è stato disputato”.
Come siete rimasti sia con la Federazione che con i presidenti?
“Parliamoci chiaro, all’interno del Comitato non c’è la voglia di trovare una soluzione. Ci hanno fatto capire che siamo noi a dover presentare una proposta. Dalla prossima settimana questo documento dovrà girare tra di noi per trovare massima convergenza. La direttiva di Zarelli è stata chiara: l’unione deve essere di tutte le società del girone per iniziare ad intavolare una discussione insieme con la Federazione. Forse questa è la volta buona per creare un movimento delle società dopo decenni dove ognuno si guardava il proprio orticello. Servirà sancire questo sodalizio, io ci credo. Il futuro del calcio dilettantistico può andare avanti sono in questa direzione altrimenti ci troveremmo sempre ad essere pilotati contro ogni nostra volontà”.