E’ uno dei giocatori più esperti della categoria. Ha vestito molte maglie a livello professionistico e nei dilettanti, ma in questo momento di difficoltà è senza dubbio quello che ha le idee più chiare sulla questione ‘crisi del calcio dilettantistico’.
Stiamo parlando di Manuel Panini. Col difensore della Flaminia abbiamo fatto una bella chiaccherata su argomenti molto caldi. Ed il calciatore non si è certo tirato indietro a dire la sua.
Campionato fermo dal 1 marzo, nessuna istituzione governativa e calcistica dice quello che bisognerà fare ma soprattutto quale sarà il destino del movimento di serie D per Manuel Panini?
“Sono rimasto spiazzato perché ti aspetti che chi gestisce una Federazione importante come quella del calcio non sappia gestire in maniera diversa un momento di difficoltà simile. Scompiglio che poi sarà solo per le categorie inferiori visto che lassù hanno la forza per riorganizzarsi. Fino a qualche settimana fa ero speranzoso e mi arrabbiavo leggere a metà marzo le considerazioni dei presidenti che volevano chiudere già il campionato. Purtroppo ora capisco che, se i protocolli saranno quelli che il Governo sta per emanare, sarà difficile credere e pensare ad una squadra di serie D che possa garantire quelle linee guida di sicurezza. Oltretutto a livello tempistico siamo giunti a un punto di non ritorno”
Oltre alla questione responsabilità come pensi possa districarsi quella relativa a promozioni e retrocessioni. Magari la tua Flaminia, a centro classifica, non è interessata ma pensiamo a tutte quelle squadre che rischiano di veder vanificati tutti gli investimenti fatti ad otto giornate dal termine con 24 punti a disposizione?
“Qui è una situazione complicata nella quale non mi vorrei trovare. Qualsiasi decisione presa non troverà la soddisfazione di tutti quanti. Il Monterosi per esempio è stata in testa alla classifica fino a due settimana prima dello stop. Come potrebbe veder vanificata senza poter accedere al ripescaggio? Noto che le leghe sono una contro l’altra quando servirebbe ora un’unità d’intenti. Un’ipotesi più logica potrebbe essere quella di bloccare retrocessioni, far passare le prime ma soprattutto dar modo alle seconde classificate a poter salire in serie C visto che in questa categoria, vista la crisi economica, ci sarà una selezione naturale”.
Ritiri estivi, cinque allenamenti a settimana, doppia sedute infrasettimanali, trasferte su isole. Ma i giocatori di serie D continuano a non essere considerati e tutelati come calciatori. Come se questo sport, quando arriva la crisi, si possa considerare solo come il giocattolo di qualche presidente o la passione di molti addetti ai lavori. In questa categoria non è così…
“Con me su questo argomento si sfonda una porta aperta. Otto anni fa sono sceso in questa categoria e mai mi sarei aspettato una situazione simile. Ci alleniamo sei giorni su sette, doppie sedute e lunghe trasferte, non capisco come possiamo essere inquadrati come persone che ricevono un rimborso spese. Non abbiamo fini previdenziali, abbiamo contratti dove non ci sono tutele o buste paga. Se uno va in banca a chiedere un prestito ci ridono dietro. Ci sono giocatori che prendono un rimborso importante ma è come se non esistessimo per lo Stato. Allora se i giorni di allenamento sono come i professionisti, le trasferte sono identiche mi chiedo perché non esista un modo di trasformare questi contratti da professionisti o semi professionisti. Questa crisi ha smascherato tutto”.
A proposito, abbiamo visto che qualche club, nonostante la mancata attività, ha continuato a sostenere i propri tesserati corrispondendo una parte dei rimborsi. Però sappiamo anche che queste situazioni rappresentano mosche bianche. L’opinione di Panini?
“Come al solito i presidenti perdono sempre l’occasione per dare una lezione di sensibilità. E’ troppo facile chiudere i rubinetti e dire ‘non pago più’. Ho la fortuna quest’anno di trovarmi in una società di uomini come la Flaminia che ci ha già fatto sapere che non ci abbandoneranno. Dopo aver capito come finirà questa situazione, ci siederemo ad un tavolino per cercare un accordo. Ovvio che non giocando non possiamo pretendere tutto ma queste persone capiscono il nostro impegno annuale con alle spalle una famiglia da mantenere”.
Servirà una riforma calcistica proprio per chiarire la questione di serie D altrimenti, visto gli enormi costi, quest’estate rischiamo un vero e proprio di sangue a livello d’iscrizioni?
“Per me la Lega deve capire che questa categoria ha bisogno di una riforma. Tanti anni fa esistevano C1 e C2 poi, per i vari problemi economici, ridotta ad una Lega Pro con tanti giocatori rimasti a casa. Non bisogna aver paura di fare pulizia, c’è bisogno di far una riforma ma allo stesso tempo la Lnd deve essere aiutata dalle leghe professionistiche. Ad oggi è troppo facile perdere soldi in questa categoria. Qui ci sono club che a giugno falliscono ed a luglio si iscrivono sotto un altro nome”.
L’associazione calciatori ha rifiutato qualsiasi taglio stipendi e non ha creato fondi per i Dilettanti meno tutelati. Panini è un po’ deluso da questo atteggiamento?
“Enorme stima in quello che dovrebbe essere un sindacato di tutela per noi giocatori ma più passa il tempo mi accorgo che viene schiacciato dalle società e dalle leghe. Sta perdendo di potere. Anche loro devono voltare pagina, servono manovre più aggressive per tutelare non solo chi paga, ovvero le società che si permettono di non pagare, ma chi garantisce lo spettacolo come i calciatori. Il calcio è sempre piramidale, non ci sono dubbi, ma non è giusto che a rimetterci sia sempre chi sta alla base. A questo proposito mi dispiace che la serie A abbia rifiutato di non destinare nemmeno dieci euro ai Dilettanti quando invece nelle altre federazioni straniere ci hanno già pensato. Il menefreghismo italiano è veramente brutto”.