Lillo Puccica sta per rientrare in Italia, lo farà senza dubbio al termine della stagione.
Dall’estate 2019 è il vice-allenatore dello Swift Hesperange, team lussemburghese che è passato dalla B alla serie A fino al debutto in Europa. Tre anni che hanno arricchito la sua grandissima esperienza fatta di oltre 600 panchine tra Viterbese, Olbia, Lumezzane, Pianese, Flaminia, Castiadas e tanto altro.
Il 61enne allenatore capranichese fa un bilancio di questa avventura all’estero ma con la grande voglia di tornare in pista magari con una nuova esperienza qui in Italia.
Mister Puccica, anche per lei la stagione sta volgendo al termine giusto?
“Manca una sola giornata. Siamo quarti a due punti dalla terza; le prime tre andranno in Coppa tra Champions, Europa League e Conference con una possibilità di ingresso per la quarta classificata. Abbiamo due possibilità: o di superare la terza classifica oppure sperare che il Dudelange, finalista di Coppa vinca e liberi un posto”.
Che bilancio trae da questi tre anni di esperienza nel piccolo stato europeo?
“Posso parlare solo bene. Innanzitutto a livello umano è sempre un’esperienza, una lingua e una cultura nuova ma anche un calcio diverso. Sono arrivato in questa società che faceva la serie B, abbiamo vinto il campionato con un primo posto per distacco, un podio nel primo anno di serie A facendo i preliminari di Europa League. Forse quest’anno abbiamo fatto un girone d’andata non all’altezza chiudendo all’ottavo posto. Considerando che questa è una società nuova che mancava da tantissimi anni posso dire che il bilancio è stato assolutamente positivo anche in termini di risultati”
Ora però c’è quasi quasi la voglia di tornare protagonista in Italia. Pronto per una eventuale chiamata e soprattutto che Puccica ritroveranno?
“E’ logico che qui in Lussemburgo, sia per amicizia che per opportunità visto che il presidente è un italiano, sto benissimo. Ha sempre voluto che mantenessi questa posizione di secondo perché in tre anni ne ha cambiati sei e non voleva mettermi nella situazione di mandarmi via. Però io mi sento una prima guida. Non mi restano tantissimi anni. Mi piacerebbe dunque concludere questo bellissimo percorso calcistico che la vita mi ha dato tornando a fare quello che secondo me più mi si addice ovvero l’allenatore. Non ne faccio una questione di categoria ma di stimoli. Torno per allenare e divertirmi come ho sempre fatto”.
Monterosi Tuscia grande protagonista nel suo girone, Viterbese salva per il rotto della cuffia. Romano ha anche annunciato l’addio. Come l’ha vista da oltre 1000 km di distanza?
“Grazie alla stampa online sono sempre rimasto aggiornato. Da una parte mi lega la storia che ho fatto a Viterbo dall’altra sono legato sia a Dado che a Leonardo con il quale ho giocato insieme. Mi è dispiaciuto per D’Antoni. E’ giovane, è un vincente, sono sicuro che avrà la sua opportunità, non deve assolutamente buttarsi giù perché è forte e l’ha dimostrato. Menichini con la sua esperienza è riuscito a fare questo bellissimo percorso. Non mi aspettavo un cammino del genere della Viterbese soprattutto nel girone d’andata. La vidi a dicembre con la Fermana e mi fece preoccupare. Il calcio è bello perché non è una scienza. Ho visto i budget delle società, il Cesena ha fatto qualcosa di straordinario spendendo pochissimo. Alla Flaminia facevamo i campionati con Ciappici con 200mila euro scarsi riuscendo a fare sempre campionati dignitosi con amore, passione e tante altre qualità. Non contano solo i soldi”.
Proprio a questo proposito anche in serie D c’è chi ha speso tantissimo rimanendo con il cerino in mano sia davanti che dietro.
“Ho visto gli highlights, seguo tantissimo i gironi di serie D. Il 25 marzo ho visto Flaminia-Cascina al Madami. Purtroppo non è più quella serie D affascinante di un tempo, un grande campionato come lo era prima. Manca gioco, si cerca sempre il risultato. C’è stata una infinità di esoneri, si cerca solo il risultato e questo condiziona molto gli allenatori. Nella mia carriera ho sempre cercato di perseguire il risultato attraverso il gioco. Io non sono Guardiola ma ho allenato in serie C, ho fatto play out e play off anche per due spicci. Qui invece non si premiano gli allenatori che hanno vinto o ottenuto risultati insperati. Però non ci dobbiamo meravigliare per niente. In serie D ho visto cambi di proprietà con esoneri di allenatori e direttore che stanno facendo bene perché qualcun altro deve portare. Oggi vanno avanti le conoscenze, gli allacci, le amicizie. Non ho sentito alcun presidente dire ‘La colpa è mia, ho sbagliato io’. Purtroppo il calcio è questo, comanda chi ha i soldi. Ecco il motivo della mia scelta di andare in Lussemburgo”.
Ora però è giunto il momento di tornare. Parola di Lillo Puccica.