Il calcio dilettantistico è malato. Malato alle radici. Lo abbiamo detto a più riprese e dalla scorsa estate stiamo raccogliendo purtroppo i disastri del modus operandi avuto nell’ultimo decennio e non solo.
Il Comitato Regionale Lazio non ha certo poi contribuito a migliorare le cose: dall’organizzazione dei campionati alla gestione della regola under tanto per citare qualcosa. Poi se aggiungiamo la nuova Legge dello Sport i problemi aumentano sempre più.
A questo proposito vogliamo proporvi una riflessione fatta dai colleghi di ‘sprintesport.it’ una delle testate giornalistiche online più seguite della Lombardia. La situazione è abbastanza simile per potersi specchiare in quanto riportato qui sotto:
“Più che di calcio mercato forse è giunto il momento di parlare di calcio malato. Molto malato. E se il mondo del calcio si trova a dover affrontare una Legge dello Sport iniqua, che metterà in ginocchio l'intero movimento, in parte è dovuto a questi eccessi.
Dicembre è il mese delle riflessioni. Squadre partite con l'obiettivo del salto di categoria che improvvisamente si trovano in acque agitate dove di fronte non c'è più la categoria superiore bensì quella inferiore. In estate non si è badato a spese, ma è risaputo che fosse solo ed esclusivamente una questione economica i campionati non si giocherebbero nemmeno. Invece no, il verdetto lo dà il campo e a volte è impietoso. Intanto perché nella maggior parte dei casi si costruiscono squadre con calciatori che hanno a cuore il loro portafogli e non i colori del club. E se le cose si mettono male la prima cosa a cui pensano è cambiare aria, pronti a mettersi al servizio del "fesso" di turno. Secondo perché, sempre per spirito di "servizio", se arriva un'offerta migliore la squadra può essere prima o ultima che subito sono pronti a sposare un nuovo "progetto".
In Prima categoria Lombardia, a proposito di scelte tecniche curiose, c'è una società che ha già cambiato cinque allenatori. Cinque, e siamo appena a dicembre, oltre ovviamente ad aver completamente rifatto la squadra. Ha senso tutto questo? È vero che è lecito e ognuno con i propri quattrini fa quello che ritiene opportuno, ma la domanda resta. Sempre in Prima categoria Lombardia un bomber ha cambiato casacca a dicembre perché gli è arrivata un'offerta da 2mila euro al mese. Prima categoria, 2mila euro al mese.
Campionato di Promozione Lombardia. Un presidente, a cui il proprio allenatore chiedeva un rinforzo in attacco, si è visto chiedere 20mila euro per finire la stagione, in pratica 4mila euro al mese. Promozione, 4mila euro al mese. Basso Piemonte, campionato di Eccellenza regionale. Una formazione che milita nelle zone alte di classifica che tuttavia difficilmente vincerà il campionato malgrado un organico di prim'ordine (il manico, come di dice in questi casi, conta) si è visto chiedere il doppio, 40mila euro, per chiudere la stagione.
La Legge dello Sport è un disastro, ma quando si sentono queste cifre e questi argomenti una riflessione va fatta. Se i presidenti, per fortuna pochi, sono disponibili a intavolare trattative (tutti i calciatori di cui sopra sono stati tesserati) sulla base di questi elementi allora non dovremo stupirci se l'Agenzia delle Entrate farà interventi a gamba tesa sui club. È del tutto evidente che la situazione ci è completamente sfuggita di mano. Il calcio dilettantistico si deve ridimensionare sotto questo aspetto e ritornare a pensare alla base, ai settori giovanili. La cosa curiosa poi è che la stessa società di Prima categoria che ha cambiato 5 allenatori, rifatto la squadra, fosse la stessa che urlava allo scandalo quando doveva pagare 500 euro per un premio di preparazione”.