Le società dilettantistiche del Lazio attendono un segnale. Non certo la fine della stagione 2019-2020, perché di quella, quando siamo al 7 maggio ormai ne siamo tutti a conoscenza.
I club aspettano però una voce del Comitato Regionale Lazio e dalla Lega Nazionale Dilettanti, un qualcosa da parte delle istituzioni che li rappresenta affinchè non si sentano persi ed abbandonati in questa valle di lacrime.
Non c’è nulla di concreto è vero, ci dicono che si aspettano gli aiuti del governo: ma appare calzante il paragone con le altre regioni dove i rispettivi presidenti di Comitato hanno organizzato conferenze, tavoli di confronto, di idee anche per sentire problemi ed esigenze delle società.
La lettera firmata da Melchiorre Zarelli del 1 maggio ha indispettito ulteriormente le società del Lazio perché il presidente regionale, più che l’aspetto economico e di sopravvivenza pura delle piccole società, ha premuto il tasto sulla riorganizzazione degli impianti. Ma come sappiamo gli impianti vetusti presenti nel nostro territorio sono di proprietà comunale mentre i presidenti sono preoccupati soprattutto di come iscrivere squadre, sostenere tutti i tesseramenti ed altre spese vive. Il problema degli impianti c’è sempre stato, non abbiamo certo scoperto il vaso di Pandora per colpa del Coronavirus, e le condizioni igieniche degli stessi erano oltre il limite anche già da prima. Perché preoccuparsi solo ora? Forse perché senza le strutture a norma le società non potrebbero iscriversi?
Qui allora serve un tavolo di lavoro con regione e comuni che possa sostenere lo sport compresa la riorganizzazione delle strutture per il mantenimento dei protocolli sanitari ma non si può chiedere sacrifici ancora una volta alle società ed ai loro piccoli imprenditori.
A nostro modo di vedere in questi due mesi si è già perso molto tempo e di questa misura si mette seriamente a rischio anche la prossima stagione 2020-2021.
Serve uno sforzo consistente che parta dalle istituzioni (governo, lega e federazioni). Sono loro che, una volta tanto, devono incentivare gli investimenti nello sport ed aiutare i club con sostegni mirati anche rinunciando a qualcosa, perché tutti, in questa ripresa, sono chiamati a fare la loro parte. Non risparmiamo nemmeno i presidenti che in questi 60 giorni hanno solo saputo dire 'chiudiamo tutto' senza cercare la soluzione. Senza queste azioni il sistema calcio dei dilettanti crolla. E la colpa non sarà del Coronavirus, risparmiatecelo.