Tre squadre già retrocesse a sette giornate dalla fine. I campionati di Eccellenza hanno già decretato tre delle 18 vittime di questo assurdo regolamento a due mesi dalla fine del campionato.
Perché la formula messa in atto nel 2020 dal Comitato Regionale Lazio per via delle mancate retrocessioni durante la pandemia non ha un minimo di rispetto nei confronti dello sport e della meritocrazia. Alzare a 48 squadre i campionati di Eccellenza ed a 80 quelli di Promozione è stato un suicidio sportivo commesso dal Consiglio Direttivo della nostra Federazione che ha falsato tutti i campionati.
Vedere Grifone Gialloverde ed Atletico Lazio a 0 punti ed il Riano a 2 dopo 23 giornate di campionato è una mancanza di rispetto verso il gioco del calcio e verso le società che fanno sacrifici e che investono in prima squadra e settore giovanile.
A queste tre squadre se ne aggiungono altre come Atletico Vescovio, Morolo, Barriera e Cantalice che sono ormai ad un passo dalla retrocessione. Campionato falsato perché sono inserite all’interno di un calendario fatto di ammonizioni, espulsioni, stati di forma, turni infrasettimanali e spese che danno una connotazione diversa al destino dei tre gironi.
Non parliamo poi della Promozione dal momento che è diventato il campionato più scadente dell’intera storia del calcio dilettantistico laziale.
Giocare quattro-cinque turni infrasettimanali per mancanza di arbitri ed assistenti arbitrali è stato inconcepibile soprattutto da parte di chi, quando ha studiato questo tipo di formula, già era a conoscenza del problema.
Campionato nettamente inferiore anche alla Prima Categoria con società prive di disponibilità economiche dopo la crisi e con tanti calciatori che hanno deciso di allentare il loro impegno da questo sport e tenersi lontano il più possibile, tra allenamenti e partite, dai rischi provocati da questa pandemia (in Prima ci sono gironi a 14 squadre con 13 partite a girone). Cose che non possono vedere chi sta dietro una scrivania, chi non va sui campi di calcio, chi non ha un dialogo costante e quotidiano con i diretti interessati.
Il calcio dilettantistico laziale è al collasso ‘merito’ di una classe dirigente che in questi ultimi anni ha pensato più agli aspetti economici che a quelli sportivi.
E le conseguenze lor signori le vedranno negli anni prossimi perché se nell’estate scorsa sono scomparse 20-30 società in quella che verrà e nelle successive ne spariranno a dismisura per mancanza non di arbitri ma di investitori e soprattutto di giocatori.