Sono passati oramai trenta anni, il campo ancora in terra, spogliatoi sempre quelli, piccoli ma puliti, l’impianto sportivo con piscina olimpionica in decadimento e chiuso, causa fallimento, ed oggi il comune sta cercando di recuperarlo e di farlo gestire.
Oggi la Torrese la squadra di calcio di Torre Alfina, nata nel 1990 dalle ceneri della famosa Asta White Star, combatte in una categoria più grossa delle sue possibilità, la squadra è composta soprattutto da aquesiani , molte volte vive la sconfitta ma non si dimostra mai doma un po’ come il carattere dei ragazzi che ci militano. Ma non è stato sempre così, trenta anni fa la storia ci narra che il grande calcio nel borgo era di casa e che il suo maniero era la sede delle grandi trattative del mercato calcistico.
Lo tanto discusso passaggio di Lionello Manfredonia ex laziale e juventino alla corte di Dino Viola allora presidente della Roma, lo scambio Gregori, Cervone, con Peruzzi prestato al Verona, in ultimo la partenza di Liedholm e l’ingaggio di Radice: tutte trattative aperte e chiuse nel Castello.
Poi il Perugia calcio, con Allegri , Materazzi, Grosso, continuare a raccontare scrivendo non basterebbe una enciclopedia.
Per chi ha vissuto quei momenti sembra ancora di vederli; invece oramai è storia, per ultimo in quegli anni la fondazione della squadra di calcio locale, la famosa White Star, nome preso dalla scuderia dei cavalli della famiglia Gaucci, una compagine formata da ventidue elementi, i migliori ragazzi del comprensorio orvietano viterbese, un campionato dove tutte le partite furono vinte con un solo pareggio.
Furono disputate amichevoli importanti, vittoria per uno a zero con la Viterbese, che in quella stagione militava in serie d, una vittoria con il Fiumicino squadra che militava in promozione. Ricordiamoci che in quel periodo non esisteva la categoria dell’eccellenza. La domenica, in quella squadra, le maglie potevano essere date anche a caso il gruppo era comunque forte.
Ciliegina sulla torta la famosa amichevole con la nazionale militare, con tanto di partecipazione in campo del nostro selezionatore nazionale Roberto Mancini, giovanissimo e fortissimo, ma non dimentichiamoci Graziani e Boniek. Questa storia fu fatta, inutile dirlo, fu fatta dalla famiglia Gaucci.
Sono corse via le stagioni e gli anni, il calcio a Torre Alfina è stato ed è sempre vivo; anche se oramai il borgo conta meno di duecento persone, entrerebbero tutte in un palazzo alla periferia di Roma, l’impianto sportivo rimane in vita grazie a questi ragazzi e al suo trascinatore e pensatore Mauro Amato, che , oramai, da diverse stagioni organizza e si fa carico dei problemi dell’impianto, coadiuvato da mister Mannucci, che cerca di trovare una consacrazione nel calcio, sperando di fare un miracolo, un po’, calcolando le debite proporzioni, come Ranieri con il Leicester.
Trovare fonti economiche è sempre più difficile, i ragazzi a parte qualche cena, non prendono niente, nessun rimborso spesa e malgrado le difficoltà sono sempre una ventina agli allenamenti.
Molti sono i ragazzi di colore integrati nel gruppo a dispetto dei tanti discorsi di razzismo , pochi sono i ragazzi del posto perché qualcuno milita in altre squadre, perché qualcuno ha optato per altre attività sportive o similari, vedi calcetto, perchè qualcuno non ne ha più voglia.
Però il calcio a Torre Alfina è amato e praticato anche con capacità, domenica con l’ Orvietana in eccellenza, nel match pareggiato con il Ducato di Spoleto, c’erano due ragazzi di diciasette anni, uno in campo titolare come centrale difensivo, Lanzi Alessandro, e, uno in panchina come Lombardelli Ruggero.
Torre Alfina è sotto il comune di Acquapendente, il comune cerca di essere presente nella gestione del campo. Oggi con tutti i problemi che vivono i comuni bisogna dare atto che la gestione del campo sarebbe più facile abbandonarla che tenerla , invece l’istituzione è presente, con piccoli aiuti ma presente.
Come al solito sotto questo periodo natalizio la cena tradizionale si terrà presso la sala del castello, grazie alla concessione del suo gestore, Franco Antonaroli che, coadiuvato dal fratello Renato si prodiga per la buona riuscita dell’evento natalizio. La sala è sempre quella dove si sono seduti calciatori famosi e campioni del mondo.
Il piacere della cena è quello dello sport e dello stare insieme , e, soprattutto quello di far vivere questo piccolo borgo, ritenuto uno dei più belli d’ Italia , dove si girano film delle grandi case produttrici come la Walt Disney, ma che, come tutti i borghi e zone rurali vive il rischio di spopolamento. (Paolo Lanzi)